Non c’è giorno in cui non ci venga ricordato quanto siano potenzialmente a rischio i nostri dati in rete. Ultima fra tutte, la notizia di Heartbleed, una vulnerabilità che da almeno due anni sta mettendo a rischio i dati delle connessioni protette a milioni di siti online.
Anche per questo negli ultimi anni si moltiplicano le soluzioni per gestire la sicurezza dei nostri dati. Abbiamo già parlato di Nymi il bracciale che riconosce la frequenza cardiaca di chi lo indossa.
Ma abbiamo altre caratteristiche che ci distinguono in modo unico dagli altri esseri umani. Per questo il futuro è l’autenticazione biometrica. Software e smartphone sempre più potenti potranno leggere i nostri dati biometrici unici come la forma delle orecchie, la camminata, la forma del volto.
Esiste già Ergo Android App che riconosce la forma unica delle nostre orecchie quando le appoggiamo allo schermo dello smartphone. Al momento funziona soltanto come sblocca schermo ma presto potrebbe diventare una vera e propria forma di autenticazione.
Nel frattempo Samsung si avvantaggia dotando i propri smartphone di un software di riconoscimento facciale, non ancora perfetto ma abbastanza affidabile da essere messo in commercio.
E la camminata? Ognuno di si muove in modo unico e irripetibile e le tecnologie sono sempre più applicate al settore dello sport grazie alla diffusione della wearable technology. Allora perché non dotare i nostri smartphone di un sistema di riconoscimento dei nostri movimenti? C’è poi Coursera, piattaforma di e-learning, utilizza un sistema di riconoscimento dei propri corsisti basato sul modo in cui digitano sulla tastiera.
Le interazioni tra i nostri dati biometrici e le tecnologie che li rilevano sono in continua evoluzione e forse presto potremmo davvero dire addio alle password.