La programmazione è un lavoro da bambini

In tutto il mondo si moltiplicano le iniziative per avvicinare i più piccoli al mondo della programmazione. Utilizziamo computer, dispositivi mobili, gadget elettronici in ormai ogni ambito della nostra vita. Ma anche se la programmazione diventa sempre più indispensabile, il numero di persone che se ne occupa non aumenta con la stessa rapidità.

In Italia in modo particolare, ma un po’ anche nel resto del mondo, il linguaggio dell’informatica resta un affare per maschi con un buon grado di istruzione. E’ un peccato. Sia perché le donne avrebbero le stesse opportunità di fare questi lavori, sia perché è un’occasione sprecata dal sistema di istruzione.

Insegnare a un bambino a programmare significa insegnargli a risolvere un problema, ad applicare un ragionamento, a interagire con un sistema. Ma significa anche aumentare il livello di attenzione sociale sul tema della scienze in genere, smettendo di vederle come un settore per nerd e cervelloni.

Per raggiungere quest’obiettivo, in America esiste la Computer Science Education Week. Settimana di eventi e lezioni promossa da insegnanti, allievi, scuole e personaggi famosi che vorrebbero inserire le Computer Science in tutte le scuole americane.

Allo stesso livello ricordiamo anche Coderdojo, iniziativa approdata in Italia da qualche anno che si rivolge anche a bambini in età prescolare, perché imparino le basi della programmazione divertendosi e giocando. Impossibile? Provate a vedere questi bambini di cinque anni alle prese con questi robot giocattolo!

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